2 settembre 2014 - Camminare, usare i propri piedi per spostarsi fisicamente da un luogo all’altro è atto primigenio legato alla sopravvivenza della specie umana.
Ma è anche generativo di conoscenza, di esplorazione, di adattamento, di spiritualità.
La filosofia è nata in cammino e quasi tutte le religioni contemplano i pellegrinaggi come forma di devozione verso la divinità, come gesto propiziatorio o di espiazione di una colpa.
Anche il laico vagabondare alla ricerca di esperienze ed avventure è presente nella letteratura di tutti i tempi e diventa vera e propria pratica educativa soprattutto degli aristocratici e dei borghesi post illuministi. J. Jacques Rousseau prevede per Emile, a completamento della sua educazione, un viaggio di iniziazione all’età adulta. (di Paola Gubbiotti, funzionario giuridico pedagogico - DAP Ufficio della Formazione)
Nella nostra contemporaneità la riscoperta del camminare si va lentamente riaffermando non solo perché “fa bene alla salute”, ma perché il cammino è molto, molto di più. Ecco allora che persone, sempre più numerose, di tutte le età e di tutte le estrazioni si cimentano in viaggi a piedi più o meno lunghi, da soli o in gruppo verso mete più o meno lontane.
Il cammino, il viaggio è prima di tutto un atto simbolico di evoluzione, di trasformazione, di continuo confronto con l’ambiente circostante. Ed in questa interazione i nostri sensi, i nostri istinti, le nostre emozioni, le nostre capacità si manifestano forse anche in maniera inaspettata o sconosciuta a noi stessi.
Percorrere lunghi tratti a piedi è un’esperienza sensoriale ed emozionale. I pensieri che agitano la nostra testa si acquietano, la mente razionale pian piano si fa da parte e permette di aprire il varco all’ intuizione ,al pensiero creativo ed innovativo.
Il cammino conduce anche alla meditazione, alla speculazione filosofica e alla scoperta del sé profondo.
Camminando, dice Duccio Demetrio , si incomincia a ragionare filosoficamente “..fin troppo semplice l’analogia tra il camminare e il vivere che chiunque, anche un bambino, è in grado di comprenderla. Costui, interrogandosi dinanzi alle sorti di quel cammino potrebbe iniziarsi alla filosofia. Poiché si incomincia a ragionare filosoficamente dinanzi ai perché che anche le fiabe sollecitano. Dove conduce quella strada? Che cosa c’è nell’ombra? ... perché si deve andare dritti dritti.....? (Filosofia del camminare, Cortina).
E se il camminare suscita riflessione non può essere anche una pratica educativa, cioè una azione intenzionale finalizzata al cambiamento?
Ne è certamente convinto Bernard Ollivier, un signore francese che alla soglia dei sessant’anni, dopo una vita dedicata al giornalismo, comincia a viaggiare sui propri piedi ed a percorrere migliaia e migliaia di chilometri.(Di Bernard Ollivier: “La lunga marcia. A piedi verso la Cina” “la lunga marcia verso Samarcanda”, “Il vento delle steppe” Feltrinelli; “Una strada per ricominciare”). Bernard Ollivier è persona impegnata nel sociale e constata che le risposte repressive date ai fenomeni delinquenziali giovanili soprattutto nelle banlieues metropolitane, nonostante gli sforzi ed i propositi degli operatori sociali, non hanno sortito effetti positivi infatti molti giovani seguiti dai servizi giudiziari o sociali frequentemente diventano multireiteranti. Pensa allora di utilizzare le enormi potenzialità del camminare per aiutare questi adolescenti in difficoltà.
Fonda l’associazione Seuil (in italiano suola, ma anche soglia) nel 2000 e dopo lunghe e faticose attività preliminari volte ad individuare figure istituzionali (giudici ed educatori) che credano nel suo progetto parte la prima squadra, composta da Nicolas e Cristophe di 15 anni e da un adulto, alla volta dell’Italia.
Progetto parzialmente riuscito. Uno dei due ragazzi abbandona a metà il percorso.
Da lì in poi, però Bernard Ollivier mette a punto il metodo e riesce a coinvolgere un numero crescente di volontari ed operatori e l’associazione, dal 2008, diventa una formidabile esperienza di professionisti per il recupero dei ragazzi con problemi di marginalità sociale e di giustizia.
La proposta educativa di Seuil prevede una presa in carico individuale rinforzata, itinerante: “Marcher ... pour s’en sortir “ è un cammino individuale di circa 1800 chilometri in altri Paesi accompagnati da un adulto.
Il giovane, nei tre mesi del viaggio, si allontana dal suo ambiente familiare e sociale, si responsabilizza acquisisce e sviluppa autonomia.
Si confronta con situazioni e difficoltà, per lui, del tutto inconsuete. Lentamente i suoi comportamenti abituali vengono messi in discussione e comincia il percorso di ristrutturazione.
Camminando in altri Paesi la marcia introduce all’interculturalità, permette di scoprire e confrontarsi con modi diversi di vivere, con differenti valori , permette di incontrare altri camminatori, allargare gli orizzonti mentali ed acquisire nuove conoscenze.
La natura inoltre è un formidabile volàno per favorire il contatto con se stessi e scoprire dimensioni del vivere semplici ed essenziali .
Inoltre il ragazzo compie un exploit sportivo di un certo livello che necessita di impegno fisico e mentale , volontà ed energia spesso sconosciuti a lui stesso, alla sua famiglia, ai suoi amici.
L’implicazione corporea è totale per l’esperienza sensoriale continuamente nutrita dall’ambiente mutevole e dallo sforzo fisico . “...quando si cammina non si può stare tutto il tempo contro .... altrimenti non ce la fai. Si è obbligati ad accettare i propri limiti, a gestire il corpo, le pulsioni, le tensioni”
Dice l’Emilio di Rousseau : ...”non ho mai tanto pensato, tanto vissuto, non sono mai stato tanto me stesso quanto durante i viaggi che ho fatto a piedi”.
Al termine del viaggio il ragazzo fa insieme agli operatori un bilancio dell’esperienza e l’elaborazione dei propositi maturati durante la marcia.
Il progetto può essere realizzato e può funzionare solo se le figure istituzionali che seguono il giovane, la famiglia (o le figure significative) ed i volontari di Seuil collaborano in tutte le fasi: dall’individuazione e motivazione del ragazzo, alla accurata preparazione del viaggio, al monitoraggio del percorso e alla sua complessiva valutazione.
Alla domanda “come aiutare un giovane a uscire dalla delinquenza” Ollivier risponde ...”trasformandolo in un eroe, protagonista della sua emancipazione e ciò solo attraverso la sua volontà e la sua energia”.
Sono ormai tanti i ragazzi che Seuil ha fatto viaggiare alla ricerca di se stessi, a cui è stata offerta questa nouvelle chance. E se è sicuramente difficile effettuare una valutazione “scientifica” di queste esperienze che dispiegano i loro effetti anche dopo molti anni, certamente per ognuno di loro resterà il ricordo indimenticabile di essere riusciti in una impresa che sembrava impossibile. Tanto che forse possono sembrare raggiungibili anche altri obiettivi!
Approfondimento: alle radici del metodo
Gaetano Pesce - opera esposta al MAXXI di Roma